Al centro dell’opera di Giotto, il Giudizio Universale, realizzata con colori molto accesi, vediamo il Cristo in una mandorla iridiata di luce divina seduto su un trono di nuvole retto da 12 angeli serafini. Accanto a questa scena compare il collegio dei giudici, formato dai 12 apostoli. Più in alto sono invece rappresentate le schiere angeliche guidate dagli arcangeli Michele e Gabriele. La parte bassa si suddivide invece in 3 scene: •A sinistra sono rappresentati i beati, tra cui lo stesso Giotto e Dante Alighieri, e gli eletti che iniziano la loro ascesa verso il Paradiso; •A destra sono rappresentate le anime dannate mentre sprofondano nelle pene dell’Inferno; •Al centro vediamo invece Enrico Scrovegni, committente della cappella degli Scrovegni, in cui si trova l’opera, donare un modello della cappella alla Madonna, a cui è dedicato il luogo sacro. Egli, soggetto reale inserito in questa cornice fantastica, è stato rappresentato con lo scopo di rendere l’opera più realistica. A sorreggere il modello è un uomo identificato come guida all’opera dello Scrovegni, però sulla sua identità ci sono ancora molte ipotesi contrastanti.
DESCRIZIONE DELL’OPERA Il Giudizio universale è un affresco di Giotto, risalente al 1306 circa e che fa parte del ciclo della Cappella degli Scrovegni a Padova. Occupa l'intera parete di fondo e conclude idealmente le Storie. In questa sua opera Giotto rappresenta il futuro, il compimento dei tempi, nel giorno in cui Cristo Giudice ritornerà per l’ultima volta a giudicare i vivi e i morti, e a stabilire un Regno che non avrà fine. L’opera, come possiamo vedere ha uno schema preciso della disposizione delle figure e, a primo impatto possiamo notare la vivacità della scala cromatica utilizzata dove predomina il blu dello sfondo , e il forte realismo nei volti dei personaggi e nelle scene rappresentate. Sopra la porta d’ingresso/uscita si vede raffigurato il destino a cui si potrà andare incontro: a sinistra la visione beatifica del Paradiso e a destra la dannazione eterna dell’Inferno. Cristo Giudice campeggia al centro, circondato da una mandorla iridata, retta da serafini e espone le piaghe della Passione con l’esplicito gesto delle mani e ha lo sguardo rivolto verso i beati nel Paradiso. Non siede su un trono ma su una sorta di nube in cui è possibile riconoscere alcune figure simboliche (un orso con vicino un pesce, un centauro, un’aquila con la testa di ragazzo, un uomo con la testa da leone). Queste quattro figure rappresenterebbero la doppia natura umano-divina del Messia (il centauro), la redenzione dell’umanità (l’orso con il pesce), la Resurrezione (il leone), l’Ascensione (l’aquila). La croce sulla quale fu giustiziato Gesù fa da ‘’spartiacque’’ tra l’Inferno e il paradiso. Essa è sorretta da due angeli, ma non solo da loro: in basso intravediamo i piedi, le braccia e la testa di un uomo, anzi di un omino che si accinge a trasportare un peso che certamente le sue deboli forze, da sole, mai potrebbero sostenere. Intorno a Cristo si raccolgono i dodici apostoli. In alto si organizzano, per file e in due gruppi simmetrici, le schiere angeliche, guidate dagli arcangeli Michele e Gabriele. Poco sotto la parte più alta della controfacciata, Giotto dipinge i nove cori angelici divisi per gruppi e colori. Essi sono disposti a semicerchio rivolti verso Cristo, armati con lance e scudi e, alcuni di loro, portano i vessilli celesti. In basso a sinistra vi sono i morti, svegliati dalle trombe dell’Apocalisse, che escono dai crepacci della terra. Accanto ad essi vi è Enrico Scrovegni, inginocchiato, che offre il modellino della Cappella alla Vergine della Carità, a cui il luogo sacro è dedicato. La mano sinistra di Enrico è rivolta verso l’alto quasi a sfiorare la mano di Maria che, con il palmo aperto, accetta l’offerta. Accanto alla Vergine, i due accompagnatori possono essere associati a san Giovanni apostolo e a santa Caterina d’Alessandria, santi ai quali sono dedicati due altari. Nell’inferno, rappresentato in basso a destra, domina il caos. La cornice intorno a Cristo sprigiona quattro terribili lingue di fuoco, fiumi infernali in piena che trascinano i peccatori negli oscuri sotterranei. Sono raffigurati diavoli bestiali che sottopongono i disperati a torture atroci, mostrate con un elevato realismo. Dunque questo maestoso dipinto ci fa capire che nonostante la reale possibilità del fallimento della vita dell’uomo, cioè nell’Inferno, il fedele non può e non deve perdere la speranza della salvezza, simboleggiata dalla grande e centrale croce di Cristo ed esposta nell’intero apparato iconografico della Cappella: seguendo la retta Via, che è Cristo e quindi il destino del cristiano non sarà lo smarrimento, ma l’eternità della vita beata in Paradiso. – Maria Elena De Bartolo
Il Giudizio universale è un affresco della Cappella Sistina realizzato da Michelangelo Buonarroti e rappresenta l'ultima venuta di Cristo. L'opera fu commissionata da Clemente IV.La rappresentazione del Giudizio di Michelangelo è infatti molto più dinamica. L'opera si può dividere in 3 diverse zone:gli Angeli con gli strumenti della passione,il Cristo e la Vergine,la fine dei tempi.Gli angeli con gli strumenti della Passione sono raffigurati nelle due lunette superiori e simboleggiano la passione di Cristo. Gli angeli qui raffigurati sono senza ali e presentano visi consumati dall’ansia.Cristo Giudice accanto alla Vergine,la parte più importante,ècircondato da una folla di persone( apostoli, profeti, martiri e figure dell’Antico Testamento).Il Cristo è raffigurato con la mano destra alzata, in un gesto che sì rappresenta il giudizio, ma catalizza anche l’attenzione della folla circostante.Michelangelo ha voluto lasciare un proprio segno, simbolo di vanità, auto ritraendosi nella pelle scuoiata di san Bartolomeo. In basso a sinistra è rappresentata la resurrezione dei morti mentre in alto sempre a sinistra la salita dei beati. In alto a destra i dannati vengono cacciati nelle spire dell’Inferno.Ai piedi della croce troviamo Enrico Scrovegni.Quest'ultimo viene rappresentato con lo scoppo d rendere l'opera più naturale e la più realistica possibile. EMILIA FIUMARA
Nella controfacciata della Cappella degli Scrovegni, seguendo la tradizione iconografica medievale, Giotto dipinge il Giudizio Universale. Così facendo, l’artista rappresenta il futuro, il compimento dei tempi, nel giorno in cui Cristo Giudice ritornerà per l’ultima volta a giudicare i vivi e i morti, e a stabilire un Regno che non avrà fine. Al centro del dipinto vediamo il Cristo avvolto da una grande luce e circondato dagli Apostoli seduti su eleganti troni.Egli è raffigurato con la mano destra in alto. Nelle due lunette superiori sono rappresentati gli angeli privi di ali e trasmettono una sensazione di ansia. Vediamo rappresentati a sinistra, verso il basso, la resurrezione dei morti, invece verso l'alto la salita dei beati. Un aspetto molto importante che notiamo in questa opera è che ai piedi della croce Enrico Scrovegni, la quale figura viene utilizzata per rendere il dipinto più realistico. Il significato di quest'opera è che nonostante la possibilità di fallire (Inferno) l'uomo può trovare la salvezza (Croce) seguendo la via esatta, nonchè la via di Cristo. Michela Minicozzi
Il Giudizio Universale è uno dei soggetti più ricorrenti nell’arte medievale, datato 1306. Si trova nella Cappella degli Scrovegni a Padova ed occupa l’intera controfracciata. La scena rappresentata mette in risalto più che il senso di orrore per le pene dei dannati, il tema della giustizia. Quest’ultima è intesa come giustizia divina, simboleggiata da Cristo. Esso si trova dentro una mandorla con i colori dell’arcobaleno,circondata da 12 angeli. È resa ben evidente la divisione tra il bene a destra , raffigurato dagli eletti che seguono le indicazioni degli angeli, e il male a sinistra con i reprobi (demoni) travolti da un fiume di fuoco che li avrebbe condotti all’Inferno. Questa differenza simboleggia anche la separazione tra ordine e caos. Nella parte bassa, a sinistra, troviamo la resurrezione della carne, con i defunti che escono dalle tombe. In basso al centro è presente Enrico Scrovegni mentre consegna il modello della Cappella alla Madonna, accompagnata da Santa Caterina e Giovanni Evangelista. Di fianco a Cristo ci sono gli apostoli seduti sui troni; sopra troviamo raffigurate le schiere angeliche. In alto, alle estremità della controfacciata, due angeli arrotolano la volta celeste, lasciando intravedere i cieli e la terra nuovi, annunciati dall’Apocalisse.
Il personaggio inginocchiato ai piedi della croce, è il committente Enrico Scrovegni. È rappresentato nell’atto di consegna del modello della cappella, alla Madonna. L’edifico in muratura, appare ben construito e solido, il che allude al credito e alla solidità economica di Scrovegni. L’idea di aggiungere una figura realmente esistita e facilmente riconoscibile dai contemporanei, in un contesto puramente inventato, non fa che donare all’affresco un ulteriore realismo complessivo della scena da Giotto rappresentata.
Al centro del Giudizio Universale vi si pone il Cristo, seduto su un trono di nuvole, circondato da 12 angeli e dal collegio dei giudici, formato da santi e apostoli. A destra sono rappresentati gli eletti, che iniziano la loro ascesa verso il regno dei cieli. A sinistra, invece, sono rappresentati i dannati, che sprofondano negli Inferi. In basso, ai piedi della croce, troviamo il committente Enrico Scrovegni, raffigurato nell'atto di donare il modello della cappella alla Madonna. La sua presenza accresce il realismo complessivo dell'opera, rafforzato maggiormente dal modello della cappella.
Il Giudizio universale è stato dipinto da Giotto fra il 1303 e il 1305, nella Cappella degli Scrovegni a Padova. L’affresco percorre l’intera zona superiore della parete d’ingresso, al di sopra della porta. Al centro dell’affresco è presente Cristo, avvolto da una grande luce, all’interno della classica mandorla iridata che qui perde la forma allungata a favore di un ovale, seduto su un arco rappresentante il cielo, sorretto da quattro esseri. La mandorla è contornata da dodici angeli di cui quattro suonano delle trombe per annunciare la venuta di Cristo Giudice. Il Salvatore porta sul corpo i segni della Passione. Nella parte più alta della controfacciata si apre la trifora, fonte di luce reale per l’interno della Cappella. Ai lati della finestra, sono dipinti i due astri plasmati nell’atto della creazione: l’astro maggiore, il sole, e l’astro minore, la luna. Essi rappresentano il firmamento che sta per essere arrotolato da due angeli, lasciando intravedere alle loro spalle le porte dorate della Gerusalemme Celeste. Poco sotto, Giotto dipinge i nove cori angelici divisi per gruppi e colori. Essi sono disposti a semicerchio rivolti verso Cristo. Sono armati con lance e scudi e alcuni di loro portano i vessilli celesti. Ai lati del Cristo stanno gli apostoli, mentre sotto, separati da una oblunga croce tenuta ferma da due angeli, i gruppi dei santi e degli eletti, disposti sulla destra (del Cristo).Il corteo superiore è guidato dalla Vergine Maria, avvolta da una grande luce. Questa parte di affresco risulta molto danneggiata, per cui difficilmente si riescono a identificare i personaggi. Mentre sulla sinistra stanno i demoni ed i dannati. Al di là della croce, nella parte destra dell’affresco, Giotto rappresenta l’Inferno. Quattro fiumi di fuoco si staccano dalla mandorla iridata di Cristo scendendo verso il basso fino a creare tre file di demoni che trascinano altrettante anime verso Satana. Il regno della perdizione è scavato dentro una montagna. In alto sono presenti tre aperture da cui entrano i dannati ed un altro ingresso si apre sulla pendice. All’interno, Satana è dipinto come un orrendo mostro seduto su due draghi: il colore della pelle è blu ciano, colore della morte. Egli ha le corna sulla testa, gli occhi gialli, gli artigli su mani e piedi; dalle orecchie fuoriescono due serpenti che a loro volta azzannano due anime, una delle quali sembra avere sul capo una tiara papale. Satana è intento a mangiare un’anima visibile solo nella parte inferiore del corpo, mentre un’altra sta uscendo dal suo ano. Con le mani tiene prigionieri due dannati mentre sotto i suoi piedi ne calpesta altri. Nella parte inferiore, riferimento alla destra di Cristo, sta il gruppo degli offerenti con la figura di Enrico Scrovegni. La conferma della volontà da parte dello Scrovegni di riscattare l'anima del padre usurario (e forse la sua, visto che fu accusato della stessa infamia), si palesa nella scena della dedica della Cappella alla Vergine. In essa egli è rappresentato, vestito di viola, il colore della penitenza, che consegna alla Madonna un modellino della Cappella. Il gesto aveva appunto il significato di restituire, anche simbolicamente, quanto era stato lucrato mediante l’usura ( condizione posta dalla Chiesa per rimettere il peccato di usura).
Il Giudizio Universale é un'opera di Giotto, realizzata con colori molto vivaci. Abbiamo il Cristo con una mandorla irridiata da luce divina seduto su un trono di nuvole che viene retto da 12 angeli. É possibile riconoscere alcune figure simboliche:un orso con vicino un pesce che rappresenta la Redensione dell'umanitá, un centauro, che rappresenta la doppia natura umano-divina del Messia, un'aquila con la testa di un ragazzo, che rappresenta l'Ascensione, e infine un uomo con la testa da leone, che rappresenta la Resurrezione. La croce sulla quale venne giustiziato Gesú viene sorretta da 2 angeli, ma possiamo intravedere anche un uomo. Intorno a Cristo ci sono 12 apostoli, che si organizzano per file in due gruppi simmetrici. Sotto la parte più alta vengono dipinti i nove cori angelici divisi per colori e gruppi. Sono rivolti verso Cristo e sono armati con lance e scudi e alcuni di loro portano i vessilli celesti. In basso a sinistra ci sono i morti che escono dalla terra. Accanto vi é Enrico Scrovegni, inginocchiato, che offre il modellino della Cappella alla Vergine della Caritá(a cui il luogo sacro é dedicato).Accanto alla Vergine, si suppone ci siano San Giovanni apostolo e Santa Caterina d'Alessandria. In basso a destra viene rappresentato l'Inferno. Vengono disegnati diavoli bestiali che sottopongono i dannati ad atroci torture, che vengono mostrate con un notevole realismo. Questo dipinto vuole comunicare che, nonostante il possibile fallimento della vita umana(nell'Inferno), l'uomo fedele non deve perdere la speranza della salvezza, dimostrata, in quest'opera, da Cristo.
L’affresco percorre l’intera zona superiore della parete d’ingresso, al di sopra della porta. L’intero impianto strutturale rispetta le regole iconografiche tradizionali con l’imponente figura del “Cristo Giudice) collocata al centro, entro una cornice ovale iridata. Iniziando dall’alto, in entrambi i lati, dominano due schiere di angeli a zone radialmente sovrapposte; ai lati del Cristo stanno gli apostoli, mentre sotto, separati da una oblunga croce tenuta ferma da due angeli, i gruppi dei santi e degli eletti, disposti sulla destra (del Cristo), mentre i demoni ed i dannati e i demoni, sulla sinistra. Nella parte inferiore, sempre in riferimento alla destra Cristo, sta il gruppo degli offerenti con la figura di Enrico Scrovegni che offre alla Vergine la “Cappella” sorretta da un monaco. Di tutto l’affresco, secondo gli studiosi di storia dell’arte, soltanto alcune parti sono da considerarsi autografe di Giotto, tra le quali certamente è la figura del Cristo per la grande somiglianza con quello della “Resurrezione”, la Madonna e il gruppo degli offerenti, compreso Enrico Scrovegni. Probabilmente sono autografe anche le figure delle due schiere di angeli sopra il Cristo e quelle degli eletti, ma tale assegnazione viene resa alquanto ardua dal cattivo stato di conservazione, più o meno accentuato, delle varie zone.
Enrico Scrovegni, raffigurato nell'atto di donare il modello della cappella alla Madonna. La sua presenza accresce il realismo complessivo dell'opera, rafforzato maggiormente dal modello della cappella.
Il giudizio universale di Giotto è un grande affresco di colori accesi e vivaci che occupa tutta la controfacciata della cappella degli Scrovegni a Padova. Al centro compare una mandorla sostenuta da 12 angeli nella quale compare Cristo avvolto da una grande luce e presenta delle ferite alle mani e piedi, segni della sua crocifissione. Più in alto sono dipinte delle schiere di angeli disposti a semicerchio rivolti verso Cristo e armati con lance e scudi. Attorno alla figura di Cristo, vediamo invece i 12 apostoli, con Mattia che prende il posto di Giuda dopo il tradimento. Nella parte basta di destar vediamo invece due file di beati dotati di aureole, ciò indica che o stanno già godendo della beatitudine eterna, o stanno aspettando l’ascesa al Paradiso. Tra questi beati distinguiamo molti personaggi noti come Dante, Mosè, Eva e lo stesso Giotto. Nella parte bassa di sinistra sono invece rappresentati i dannati nell'inferno. Subiscono le più grandi pene inflitte dai demoni e ad aspettarli ai piedi della grande montagna da cui stanno scendendo c'è Satana, rappresentato con un aspetto orribile. A fare da spartiacque tra il mondo della beatitudine e quello della dannazione è una grande croce di legno sorretta da due angeli. Al centro della parte bassa dell'opera compare Enrico Scrovegni, committente della realizzazione della cappella, che offre un modello della cappella stessa a Maria, che accetta l'offerta. A sostenere sulle spalle questo modellino è un chierico che guidò e consigliò lo Scrovegni durante tutta la sua costruzione, ma della sua identità non ci sono fonti certe. La figura inginocchiata è dunque Enrico Scrovegni, inserito nell'opera per due motivazioni principali: rendere più realistico l'affresco, che ritrae una scena più che fantastica e rendergli omaggio, in quanto l'opera è situata proprio nella sua cappella.
Il Giudizio universale è stato dipinto da Giotto fra il 1303 e il 1305, si trova nella Cappella degli Scrovegni a Padova e ne occupa l'intera facciata. Al centro dell’affresco vediamo Cristo, avvolto da una grande luce, all’interno della classica mandorla iridata che qui prende la forma di un ovale, seduto su un arco rappresentante il cielo, sorretto da quattro esseri. La mandorla è contornata da dodici angeli di cui quattro suonano delle trombe per annunciare la venuta di Cristo Giudice. Vi sono alcune figure simboliche: un orso con accanto un pesce rappresentante la Redensione dell'umanitá, un centauro, che rappresenta la doppia natura umano-divina del Messia, un'aquila con la testa di un ragazzo, che rappresenta l'Ascensione, e un uomo con la testa da leone, che rappresenta la Resurrezione. Nella parte destra bassa vediamo due file di beati con di aureole tra i quali distinguiamo molti personaggi noti come Dante, Mosè, Eva e lo stesso Giotto. Nella parte bassa sinistra sono invece rappresentati i dannati nell'inferno i quali subiscono le più grandi pene inflitte dai demoni e ad aspettarli ai piedi della grande montagna da cui stanno scendendo c'è Satana, rappresentato con un aspetto orribile. A fare da spartiacque tra il mondo della beatitudine e quello della dannazione è una grande croce di legno sorretta da due angeli. La cornice intorno a Cristo sprigiona quattro terribili lingue di fuoco, fiumi infernali in piena che trascinano i peccatori negli oscuri sotterranei.Nella parte inferiore, sempre in riferimento alla destra Cristo, vediamo il gruppo degli offerenti con la figura di Enrico Scrovegni che offre alla Vergine la “Cappella” sorretta da un monaco. La sua presenza accentua il realismo e il naturalismo complessivo dell'opera.
Il Giudizio universale è un affresco di Giotto, databile al 1306 circa. Innanzitutto, nonostante il permanere di stilizzazioni tradizionali come le diverse scale proporzionali, Giotto cercò di unificare in un'unica scena l'intera rappresentazione del Giudizio, del Paradiso e dell'Inferno, abolendo le suddivisioni e coinvolgendo tutte le figure in un unico spazio. Gesù rappresenta il fulcro dell'intera scena, che genera l'inferno con la sinistra dell'aura e rivolge lo sguardo e la mano destra agli eletti. Verso di lui (o contro di lui nel caso dei dannati) tendono a orientarsi tutti i nuclei delle figure. In alto si trovano nove affollate schiere angeliche, divise in due gruppi simmetrici e in file che scalano in profondità. Ai lati della mandorla angeli suonano le trombe dell'Apocalisse risvegliando i morti, che si levano dai crepacci della terra in basso a sinistra. Poco oltre si trova la rappresentazione di Enrico degli Scrovegni e di un altro personaggio che offrono un modello della cappella alla Madonna. La sua presenza accresce il realismo complessivo dell'opera, rafforzato maggiormente dal modello della cappella. -Giulia Bozzarello
Il Giudizio universale è un affresco di Giotto. L'opera è un'ampia rappresentazione del Giudizio universale svolto in maniera tradizionale. Giotto cercò di unificare in un'unica scena l'intera rappresentazione del Giudizio, del Paradiso e dell'Inferno, abolendo le suddivisioni e coinvolgendo tutte le figure in un unico spazio. Al centro, entro una mandorla iridata retta da angeli, c'è un grande Cristo giudice che domina un unico grande scenario, egli rappresenta il fulcro dell'intera scena, che genera l'inferno con la sinistra dell'aura e rivolge lo sguardo e la mano destra agli eletti.
Il personaggio inginocchiato ai piedi della croce è il committente Enrico Scrovegni. È rappresentato mentre consegna il modello della cappella alla Madonna. La sua presenza accresce il realismo dell'opera.
Al centro dell'affresco, metafora dell'Universo, si erge Gesù, giudice divino, che siede su una nube iridata ed è circondata da una mandorla retta da angeli, stilizzazione della luce divina che emana dal suo essere, scomposta in tutti i colori dell'arcobaleno, simbolo della totalità delle cose da lui create. Sotto la nube che funge da trono del Cristo, appaiono animali fantastici non facilmente identificabili. In tali figure simboliche sono state inoltre identificate, per tradizione della Chiesa, gli attributi ai quattro evangelisti: l'angelo di Matteo, il leone di Marco, l'aquila di Giovanni e il bue di Luca.I codici gestuali del Cristo sono simbolo della sua accoglienza rivolta alle anime dei giusti e alla sua ripulsa di quelle dei malvagi, che vengono condannati. I dodici apostoli, sei da una parte e sei dall'altra, circondano il trono celeste. I cieli sono ricolmi di innumerevoli schiere angeliche, suddivisi per caratteristiche e riconoscibili dal colore, simbolo del loro status. Ai piedi del Cristo vi è la Sua croce, simbolo di redenzione e di sacrifico. Accanto alla croce appare il committente dell'opera, Enrico degli Scrovegni che offre un modello della cappella alla Vergine, icona della cappella vera e propria e simbolo di dedicazione dell'opera, per purificare il peccato d'usura della sua famiglia del quale era stato accusato da Dante, nella sua Commedia.Un raggio di luce ogni 25 marzo passa tra la mano di Enrico e quella della Madonna.È simbolo della donazione avvenuta in tale data.Dalla mandorla sgorgano quattro fiumi di fuoco che generano l'inferno, Stige, Acheronte, Flegetonte e Cocito, in cui sono precipitati i reprobi, tormentati crudelmente dai demoni, riconoscibili per il colore livido e l'aspetto caprino o scimmiesco. -Ludovica Stillitano
Il Giudizio Universale di Giotto, è un'opera realizzata con colori molto vivaci dove abbiamo Cristo irridiato da una luce divina che siede su un trono di nuvole, retto da 12 angeli. vi sono diverse fifure simboliche come ad esempio: l'orso con vicino un pesce che rappresenta la Redensione dell'umanitá, un'aquila con la testa di un ragazzo che rappresenta l'Ascensione, un centauro che rappresenta la doppia natura umano-divina del Messia, un uomo con la testa da leone che rappresenta la Resurrezione. La croce viene sorretta da due angeli ma possiamo intravedere anche un uomo. Intorno a Cristo vi sono situati 12 apostoli e sotto la parte alta sono stati dipinti i nove cori angelici che sono stati suddivisi per colori e gruppi. Si trovano rivolti verso Cristo e sono armati con lance e scudi. In basso a sinistra dei morti fuoriescono dal terreno ed accanto vi é Enrico Scrovegni inginocchiato che offre il modellino della Cappella alla Vergine della Caritá. accanto alla Vergine vi sono San Giovanni apostolo e Santa Caterina d'Alessandria. In basso a destra viene rappresentato il male e quindi l'inferno. Sono presenti i diavoli che torturano le anime dei dannati, che vengono mostrate con realismo. Il significato di questo dipinto e quindi ciò che ci comunica è che, nonostante il possibile fallimento della vita umana, l'uomo non deve perdere la speranza della salvezza. -Silvia Giacoia
Nella Cappella degli Scrovegni a Padova, affrescata da Giotto fra il 1303 e il 1305, l’intera parete di fondo, ossia la controfacciata, è occupata da un grandioso Giudizio universale. Questo affresco conclude idealmente le Storie che si dispiegano sulle pareti. Nonostante il mantenimento di alcune convenzioni (come, per esempio, le diverse scale proporzionali), per la prima volta viene abolita la suddivisione della scena in fasce orizzontali sovrapposte: Giudizio, Paradiso e Inferno sono presentati in un insieme unitario e tutte le figure si muovono nel medesimo spazio. Il Giudizio non è più presentato ma rappresentato, è un vero e proprio “avvenimento”. Cristo Giudice campeggia al centro, circondato da una mandorla iridata, retta da serafini. Esponendo le piaghe della Passione, con l’esplicito gesto delle mani, divide i reprobi dagli eletti. Non siede su un trono ma su una sorta di nube in cui è possibile riconoscere alcune figure simboliche (un orso con vicino un pesce, un centauro, un’aquila con la testa di ragazzo, un uomo con la testa da leone). Queste quattro figure ibride rappresenterebbero la doppia natura umano-divina del Messia (il centauro), la redenzione dell’umanità (l’orso con il pesce), la Resurrezione (il leone), l’Ascensione (l’aquila). Sotto Gesù, vero spartiacque fra Paradiso e Inferno, è la croce in cui fu giustiziato, strumento di morte divenuto simbolo di redenzione, con ancora i chiodi infissi. La sorreggono due angeli, ma non solo loro: in basso intravediamo i piedi, le braccia e la testa di un omino che si accinge a trasportare un peso che certamente le sue deboli forze, da sole, mai potrebbero sostenere. Intorno a Cristo si raccolgono i dodici apostoli. In alto si organizzano, per file e in due gruppi simmetrici, le schiere angeliche, guidate dagli arcangeli Michele e Gabriele. In basso a sinistra, i morti, svegliati dalle trombe dell’Apocalisse, escono dai crepacci della terra. Lì accanto, la Vergine è accompagnata da san Giovanni e da santa Caterina d’Alessandria. Più in alto, il popolo di Dio cammina, ordinato e silenzioso, verso il Paradiso. Nel gruppo, la tradizione identifica un autoritratto dello stesso Giotto, riconoscibile per via della berretta gialla calata sulla testa. Dietro di lui, vestito di giallo e con una corona di alloro in testa, l’amico Dante Alighieri. Nell’Inferno, rappresentato in basso a destra, domina il caos. La mandorla di Cristo sprigiona quattro terribili lingue di fuoco, fiumi infernali in piena che trascinano i reietti negli anfratti sotterranei. Diavoli bestiali sottopongono i disperati a torture atroci, mostrate con tanto realismo, da muovere l’osservatore alla compassione. In basso, verso sinistra, riconosciamo Giuda, impiccato e sventrato, con le viscere colanti. Lucifero, una grossa bestia mostruosa, mastica un dannato che ancora gli penzola dalla bocca, e con le zampe già ne afferra altri due. Si chiude il sipario: il tempo (rappresentato da Sole e Luna) e la storia sono arrivati alla fine. Dietro già si scorge la distesa d’oro della Gerusalemme celeste: quello stesso oro che trionfava nei mosaici bizantini e che Giotto non aveva quindi dimenticato e meno che mai rinnegato. Semplicemente, nella sua arte, l’immagine trasfigurata della realtà ultima era stata come coperta dal consistente tappeto della vita reale, teatro (almeno fino all’arrivo del Giudizio) dell’azione divina sulla Terra. FRANCESCA CANONACO
Al centro dell’opera di Giotto, il Giudizio Universale, realizzata con colori molto accesi, vediamo il Cristo in una mandorla iridiata di luce divina seduto su un trono di nuvole retto da 12 angeli serafini. Accanto a questa scena compare il collegio dei giudici, formato dai 12 apostoli. Più in alto sono invece rappresentate le schiere angeliche guidate dagli arcangeli Michele e Gabriele. La parte bassa si suddivide invece in 3 scene:
RispondiElimina•A sinistra sono rappresentati i beati, tra cui lo stesso Giotto e Dante Alighieri, e gli eletti che iniziano la loro ascesa verso il Paradiso;
•A destra sono rappresentate le anime dannate mentre sprofondano nelle pene dell’Inferno;
•Al centro vediamo invece Enrico Scrovegni, committente della cappella degli Scrovegni, in cui si trova l’opera, donare un modello della cappella alla Madonna, a cui è dedicato il luogo sacro. Egli, soggetto reale inserito in questa cornice fantastica, è stato rappresentato con lo scopo di rendere l’opera più realistica. A sorreggere il modello è un uomo identificato come guida all’opera dello Scrovegni, però sulla sua identità ci sono ancora molte ipotesi contrastanti.
DESCRIZIONE DELL’OPERA
RispondiEliminaIl Giudizio universale è un affresco di Giotto, risalente al 1306 circa e che fa parte del ciclo della Cappella degli Scrovegni a Padova. Occupa l'intera parete di fondo e conclude idealmente le Storie. In questa sua opera Giotto rappresenta il futuro, il compimento dei tempi, nel giorno in cui Cristo Giudice ritornerà per l’ultima volta a giudicare i vivi e i morti, e a stabilire un Regno che non avrà fine. L’opera, come possiamo vedere ha uno schema preciso della disposizione delle figure e, a primo impatto possiamo notare la vivacità della scala cromatica utilizzata dove predomina il blu dello sfondo , e il forte realismo nei volti dei personaggi e nelle scene rappresentate.
Sopra la porta d’ingresso/uscita si vede raffigurato il destino a cui si potrà andare incontro: a sinistra la visione beatifica del Paradiso e a destra la dannazione eterna dell’Inferno. Cristo Giudice campeggia al centro, circondato da una mandorla iridata, retta da serafini e espone le piaghe della Passione con l’esplicito gesto delle mani e ha lo sguardo rivolto verso i beati nel Paradiso. Non siede su un trono ma su una sorta di nube in cui è possibile riconoscere alcune figure simboliche (un orso con vicino un pesce, un centauro, un’aquila con la testa di ragazzo, un uomo con la testa da leone). Queste quattro figure rappresenterebbero la doppia natura umano-divina del Messia (il centauro), la redenzione dell’umanità (l’orso con il pesce), la Resurrezione (il leone), l’Ascensione (l’aquila). La croce sulla quale fu giustiziato Gesù fa da ‘’spartiacque’’ tra l’Inferno e il paradiso. Essa è sorretta da due angeli, ma non solo da loro: in basso intravediamo i piedi, le braccia e la testa di un uomo, anzi di un omino che si accinge a trasportare un peso che certamente le sue deboli forze, da sole, mai potrebbero sostenere. Intorno a Cristo si raccolgono i dodici apostoli. In alto si organizzano, per file e in due gruppi simmetrici, le schiere angeliche, guidate dagli arcangeli Michele e Gabriele. Poco sotto la parte più alta della controfacciata, Giotto dipinge i nove cori angelici divisi per gruppi e colori. Essi sono disposti a semicerchio rivolti verso Cristo, armati con lance e scudi e, alcuni di loro, portano i vessilli celesti. In basso a sinistra vi sono i morti, svegliati dalle trombe dell’Apocalisse, che escono dai crepacci della terra. Accanto ad essi vi è Enrico Scrovegni, inginocchiato, che offre il modellino della Cappella alla Vergine della Carità, a cui il luogo sacro è dedicato. La mano sinistra di Enrico è rivolta verso l’alto quasi a sfiorare la mano di Maria che, con il palmo aperto, accetta l’offerta. Accanto alla Vergine, i due accompagnatori possono essere associati a san Giovanni apostolo e a santa Caterina d’Alessandria, santi ai quali sono dedicati due altari. Nell’inferno, rappresentato in basso a destra, domina il caos. La cornice intorno a Cristo sprigiona quattro terribili lingue di fuoco, fiumi infernali in piena che trascinano i peccatori negli oscuri sotterranei. Sono raffigurati diavoli bestiali che sottopongono i disperati a torture atroci, mostrate con un elevato realismo.
Dunque questo maestoso dipinto ci fa capire che nonostante la reale possibilità del fallimento della vita dell’uomo, cioè nell’Inferno, il fedele non può e non deve perdere la speranza della salvezza, simboleggiata dalla grande e centrale croce di Cristo ed esposta nell’intero apparato iconografico della Cappella: seguendo la retta Via, che è Cristo e quindi il destino del cristiano non sarà lo smarrimento, ma l’eternità della vita beata in Paradiso. – Maria Elena De Bartolo
Il Giudizio universale è un affresco della Cappella Sistina realizzato da Michelangelo Buonarroti e rappresenta l'ultima venuta di Cristo.
RispondiEliminaL'opera fu commissionata da Clemente IV.La rappresentazione del Giudizio di Michelangelo è infatti molto più dinamica.
L'opera si può dividere in 3 diverse zone:gli Angeli con gli strumenti della passione,il Cristo e la Vergine,la fine dei tempi.Gli angeli con gli strumenti della Passione sono raffigurati nelle due lunette superiori e simboleggiano la passione di Cristo. Gli angeli qui raffigurati sono senza ali e presentano visi consumati dall’ansia.Cristo Giudice accanto alla Vergine,la parte più importante,ècircondato da una folla di persone( apostoli, profeti, martiri e figure dell’Antico Testamento).Il Cristo è raffigurato con la mano destra alzata, in un gesto che sì rappresenta il giudizio, ma catalizza anche l’attenzione della folla circostante.Michelangelo ha voluto lasciare un proprio segno, simbolo di vanità, auto ritraendosi nella pelle scuoiata di san Bartolomeo. In basso a sinistra è rappresentata la resurrezione dei morti mentre in alto sempre a sinistra la salita dei beati. In alto a destra i dannati vengono cacciati nelle spire dell’Inferno.Ai piedi della croce troviamo Enrico Scrovegni.Quest'ultimo viene rappresentato con lo scoppo d rendere l'opera più naturale e la più realistica possibile.
EMILIA FIUMARA
Nella controfacciata della Cappella degli Scrovegni, seguendo la tradizione iconografica medievale, Giotto dipinge il Giudizio Universale. Così facendo, l’artista rappresenta il futuro, il compimento dei tempi, nel giorno in cui Cristo Giudice ritornerà per l’ultima volta a giudicare i vivi e i morti, e a stabilire un Regno che non avrà fine.
RispondiEliminaAl centro del dipinto vediamo il Cristo avvolto da una grande luce e circondato dagli Apostoli seduti su eleganti troni.Egli è raffigurato con la mano destra in alto. Nelle due lunette superiori sono rappresentati gli angeli privi di ali e trasmettono una sensazione di ansia. Vediamo rappresentati a sinistra, verso il basso, la resurrezione dei morti, invece verso l'alto la salita dei beati. Un aspetto molto importante che notiamo in questa opera è che ai piedi della croce Enrico Scrovegni, la quale figura viene utilizzata per rendere il dipinto più realistico. Il significato di quest'opera è che nonostante la possibilità di fallire (Inferno) l'uomo può trovare la salvezza (Croce) seguendo la via esatta, nonchè la via di Cristo.
Michela Minicozzi
Il Giudizio Universale è uno dei soggetti più ricorrenti nell’arte medievale, datato 1306. Si trova nella Cappella degli Scrovegni a Padova ed occupa l’intera controfracciata. La scena rappresentata mette in risalto più che il senso di orrore per le pene dei dannati, il tema della giustizia. Quest’ultima è intesa come giustizia divina, simboleggiata da Cristo. Esso si trova dentro una mandorla con i colori dell’arcobaleno,circondata da 12 angeli. È resa ben evidente la divisione tra il bene a destra , raffigurato dagli eletti che seguono le indicazioni degli angeli, e il male a sinistra con i reprobi (demoni) travolti da un fiume di fuoco che li avrebbe condotti all’Inferno. Questa differenza simboleggia anche la separazione tra ordine e caos. Nella parte bassa, a sinistra, troviamo la resurrezione della carne, con i defunti che escono dalle tombe. In basso al centro è presente Enrico Scrovegni mentre consegna il modello della Cappella alla Madonna, accompagnata da Santa Caterina e Giovanni Evangelista. Di fianco a Cristo ci sono gli apostoli seduti sui troni; sopra troviamo raffigurate le schiere angeliche. In alto, alle estremità della controfacciata, due angeli arrotolano la volta celeste, lasciando intravedere i cieli e la terra nuovi, annunciati dall’Apocalisse.
RispondiEliminaIl personaggio inginocchiato ai piedi della croce, è il committente Enrico Scrovegni. È rappresentato nell’atto di consegna del modello della cappella, alla Madonna. L’edifico in muratura, appare ben construito e solido, il che allude al credito e alla solidità economica di Scrovegni. L’idea di aggiungere una figura realmente esistita e facilmente riconoscibile dai contemporanei, in un contesto puramente inventato, non fa che donare all’affresco un ulteriore realismo complessivo della scena da Giotto rappresentata.
Alessandra Ziccarelli
Al centro del Giudizio Universale vi si pone il Cristo, seduto su un trono di nuvole, circondato da 12 angeli e dal collegio dei giudici, formato da santi e apostoli.
RispondiEliminaA destra sono rappresentati gli eletti, che iniziano la loro ascesa verso il regno dei cieli. A sinistra, invece, sono rappresentati i dannati, che sprofondano negli Inferi.
In basso, ai piedi della croce, troviamo il committente Enrico Scrovegni, raffigurato nell'atto di donare il modello della cappella alla Madonna. La sua presenza accresce il realismo complessivo dell'opera, rafforzato maggiormente dal modello della cappella.
Il Giudizio universale è stato dipinto da Giotto fra il 1303 e il 1305, nella Cappella degli Scrovegni a Padova. L’affresco percorre l’intera zona superiore della parete d’ingresso, al di sopra della porta. Al centro dell’affresco è presente Cristo, avvolto da una grande luce, all’interno della classica mandorla iridata che qui perde la forma allungata a favore di un ovale, seduto su un arco rappresentante il cielo, sorretto da quattro esseri. La mandorla è contornata da dodici angeli di cui quattro suonano delle trombe per annunciare la venuta di Cristo Giudice. Il Salvatore porta sul corpo i segni della Passione. Nella parte più alta della controfacciata si apre la trifora, fonte di luce reale per l’interno della Cappella. Ai lati della finestra, sono dipinti i due astri plasmati nell’atto della creazione: l’astro maggiore, il sole, e l’astro minore, la luna. Essi rappresentano il firmamento che sta per essere arrotolato da due angeli, lasciando intravedere alle loro spalle le porte dorate della Gerusalemme Celeste. Poco sotto, Giotto dipinge i nove cori angelici divisi per gruppi e colori. Essi sono disposti a semicerchio rivolti verso Cristo. Sono armati con lance e scudi e alcuni di loro portano i vessilli celesti. Ai lati del Cristo stanno gli apostoli, mentre sotto, separati da una oblunga croce tenuta ferma da due angeli, i gruppi dei santi e degli eletti, disposti sulla destra (del Cristo).Il corteo superiore è guidato dalla Vergine Maria, avvolta da una grande luce. Questa parte di affresco risulta molto danneggiata, per cui difficilmente si riescono a identificare i personaggi. Mentre sulla sinistra stanno i demoni ed i dannati. Al di là della croce, nella parte destra dell’affresco, Giotto rappresenta l’Inferno. Quattro fiumi di fuoco si staccano dalla mandorla iridata di Cristo scendendo verso il basso fino a creare tre file di demoni che trascinano altrettante anime verso Satana. Il regno della perdizione è scavato dentro una montagna. In alto sono presenti tre aperture da cui entrano i dannati ed un altro ingresso si apre sulla pendice. All’interno, Satana è dipinto come un orrendo mostro seduto su due draghi: il colore della pelle è blu ciano, colore della morte. Egli ha le corna sulla testa, gli occhi gialli, gli artigli su mani e piedi; dalle orecchie fuoriescono due serpenti che a loro volta azzannano due anime, una delle quali sembra avere sul capo una tiara papale. Satana è intento a mangiare un’anima visibile solo nella parte inferiore del corpo, mentre un’altra sta uscendo dal suo ano. Con le mani tiene prigionieri due dannati mentre sotto i suoi piedi ne calpesta altri. Nella parte inferiore, riferimento alla destra di Cristo, sta il gruppo degli offerenti con la figura di Enrico Scrovegni. La conferma della volontà da parte dello Scrovegni di riscattare l'anima del padre usurario (e forse la sua, visto che fu accusato della stessa infamia), si palesa nella scena della dedica della Cappella alla Vergine. In essa egli è rappresentato, vestito di viola, il colore della penitenza, che consegna alla Madonna un modellino della Cappella. Il gesto aveva appunto il significato di restituire, anche simbolicamente, quanto era stato lucrato mediante l’usura ( condizione posta dalla Chiesa per rimettere il peccato di usura).
RispondiEliminaIl Giudizio Universale é un'opera di Giotto, realizzata con colori molto vivaci. Abbiamo il Cristo con una mandorla irridiata da luce divina seduto su un trono di nuvole che viene retto da 12 angeli. É possibile riconoscere alcune figure simboliche:un orso con vicino un pesce che rappresenta la Redensione dell'umanitá, un centauro, che rappresenta la doppia natura umano-divina del Messia, un'aquila con la testa di un ragazzo, che rappresenta l'Ascensione, e infine un uomo con la testa da leone, che rappresenta la Resurrezione. La croce sulla quale venne giustiziato Gesú viene sorretta da 2 angeli, ma possiamo intravedere anche un uomo. Intorno a Cristo ci sono 12 apostoli, che si organizzano per file in due gruppi simmetrici. Sotto la parte più alta vengono dipinti i nove cori angelici divisi per colori e gruppi. Sono rivolti verso Cristo e sono armati con lance e scudi e alcuni di loro portano i vessilli celesti. In basso a sinistra ci sono i morti che escono dalla terra. Accanto vi é Enrico Scrovegni, inginocchiato, che offre il modellino della Cappella alla Vergine della Caritá(a cui il luogo sacro é dedicato).Accanto alla Vergine, si suppone ci siano San Giovanni apostolo e Santa Caterina d'Alessandria. In basso a destra viene rappresentato l'Inferno. Vengono disegnati diavoli bestiali che sottopongono i dannati ad atroci torture, che vengono mostrate con un notevole realismo. Questo dipinto vuole comunicare che, nonostante il possibile fallimento della vita umana(nell'Inferno), l'uomo fedele non deve perdere la speranza della salvezza, dimostrata, in quest'opera, da Cristo.
RispondiEliminaGiulia Faggio
L’affresco percorre l’intera zona superiore della parete d’ingresso, al di sopra della porta.
RispondiEliminaL’intero impianto strutturale rispetta le regole iconografiche tradizionali con l’imponente figura del “Cristo Giudice) collocata al centro, entro una cornice ovale iridata.
Iniziando dall’alto, in entrambi i lati, dominano due schiere di angeli a zone radialmente sovrapposte; ai lati del Cristo stanno gli apostoli, mentre sotto, separati da una oblunga croce tenuta ferma da due angeli, i gruppi dei santi e degli eletti, disposti sulla destra (del Cristo), mentre i demoni ed i dannati e i demoni, sulla sinistra.
Nella parte inferiore, sempre in riferimento alla destra Cristo, sta il gruppo degli offerenti con la figura di Enrico Scrovegni che offre alla Vergine la “Cappella” sorretta da un monaco.
Di tutto l’affresco, secondo gli studiosi di storia dell’arte, soltanto alcune parti sono da considerarsi autografe di Giotto, tra le quali certamente è la figura del Cristo per la grande somiglianza con quello della “Resurrezione”, la Madonna e il gruppo degli offerenti, compreso Enrico Scrovegni.
Probabilmente sono autografe anche le figure delle due schiere di angeli sopra il Cristo e quelle degli eletti, ma tale assegnazione viene resa alquanto ardua dal cattivo stato di conservazione, più o meno accentuato, delle varie zone.
Enrico Scrovegni, raffigurato nell'atto di donare il modello della cappella alla Madonna. La sua presenza accresce il realismo complessivo dell'opera, rafforzato maggiormente dal modello della cappella.
-Laura Stalteri
EliminaIl giudizio universale di Giotto è un grande affresco di colori accesi e vivaci che occupa tutta la controfacciata della cappella degli Scrovegni a Padova. Al centro compare una mandorla sostenuta da 12 angeli nella quale compare Cristo avvolto da una grande luce e presenta delle ferite alle mani e piedi, segni della sua crocifissione. Più in alto sono dipinte delle schiere di angeli disposti a semicerchio rivolti verso Cristo e armati con lance e scudi. Attorno alla figura di Cristo, vediamo invece i 12 apostoli, con Mattia che prende il posto di Giuda dopo il tradimento. Nella parte basta di destar vediamo invece due file di beati dotati di aureole, ciò indica che o stanno già godendo della beatitudine eterna, o stanno aspettando l’ascesa al Paradiso. Tra questi beati distinguiamo molti personaggi noti come Dante, Mosè, Eva e lo stesso Giotto. Nella parte bassa di sinistra sono invece rappresentati i dannati nell'inferno. Subiscono le più grandi pene inflitte dai demoni e ad aspettarli ai piedi della grande montagna da cui stanno scendendo c'è Satana, rappresentato con un aspetto orribile. A fare da spartiacque tra il mondo della beatitudine e quello della dannazione è una grande croce di legno sorretta da due angeli. Al centro della parte bassa dell'opera compare Enrico Scrovegni, committente della realizzazione della cappella, che offre un modello della cappella stessa a Maria, che accetta l'offerta. A sostenere sulle spalle questo modellino è un chierico che guidò e consigliò lo Scrovegni durante tutta la sua costruzione, ma della sua identità non ci sono fonti certe. La figura inginocchiata è dunque Enrico Scrovegni, inserito nell'opera per due motivazioni principali: rendere più realistico l'affresco, che ritrae una scena più che fantastica e rendergli omaggio, in quanto l'opera è situata proprio nella sua cappella.
RispondiEliminaIl Giudizio universale è stato dipinto da Giotto fra il 1303 e il 1305, si trova nella Cappella degli Scrovegni a Padova e ne occupa l'intera facciata. Al centro dell’affresco vediamo Cristo, avvolto da una grande luce, all’interno della classica mandorla iridata che qui prende la forma di un ovale, seduto su un arco rappresentante il cielo, sorretto da quattro esseri. La mandorla è contornata da dodici angeli di cui quattro suonano delle trombe per annunciare la venuta di Cristo Giudice. Vi sono alcune figure simboliche: un orso con accanto un pesce rappresentante la Redensione dell'umanitá, un centauro, che rappresenta la doppia natura umano-divina del Messia, un'aquila con la testa di un ragazzo, che rappresenta l'Ascensione, e un uomo con la testa da leone, che rappresenta la Resurrezione. Nella parte destra bassa vediamo due file di beati con di aureole tra i quali distinguiamo molti personaggi noti come Dante, Mosè, Eva e lo stesso Giotto. Nella parte bassa sinistra sono invece rappresentati i dannati nell'inferno i quali subiscono le più grandi pene inflitte dai demoni e ad aspettarli ai piedi della grande montagna da cui stanno scendendo c'è Satana, rappresentato con un aspetto orribile. A fare da spartiacque tra il mondo della beatitudine e quello della dannazione è una grande croce di legno sorretta da due angeli. La cornice intorno a Cristo sprigiona quattro terribili lingue di fuoco, fiumi infernali in piena che trascinano i peccatori negli oscuri sotterranei.Nella parte inferiore, sempre in riferimento alla destra Cristo, vediamo il gruppo degli offerenti con la figura di Enrico Scrovegni che offre alla Vergine la “Cappella” sorretta da un monaco. La sua presenza accentua il realismo e il naturalismo complessivo dell'opera.
RispondiEliminaIl Giudizio universale è un affresco di Giotto, databile al 1306 circa.
RispondiEliminaInnanzitutto, nonostante il permanere di stilizzazioni tradizionali come le diverse scale proporzionali, Giotto cercò di unificare in un'unica scena l'intera rappresentazione del Giudizio, del Paradiso e dell'Inferno, abolendo le suddivisioni e coinvolgendo tutte le figure in un unico spazio.
Gesù rappresenta il fulcro dell'intera scena, che genera l'inferno con la sinistra dell'aura e rivolge lo sguardo e la mano destra agli eletti. Verso di lui (o contro di lui nel caso dei dannati) tendono a orientarsi tutti i nuclei delle figure.
In alto si trovano nove affollate schiere angeliche, divise in due gruppi simmetrici e in file che scalano in profondità.
Ai lati della mandorla angeli suonano le trombe dell'Apocalisse risvegliando i morti, che si levano dai crepacci della terra in basso a sinistra. Poco oltre si trova la rappresentazione di Enrico degli Scrovegni e di un altro personaggio che offrono un modello della cappella alla Madonna. La sua presenza accresce il realismo complessivo dell'opera, rafforzato maggiormente dal modello della cappella.
-Giulia Bozzarello
-Angelo Mazzulla
RispondiEliminaIl Giudizio universale è un affresco di Giotto.
L'opera è un'ampia rappresentazione del Giudizio universale svolto in maniera tradizionale.
Giotto cercò di unificare in un'unica scena l'intera rappresentazione del Giudizio, del Paradiso e dell'Inferno, abolendo le suddivisioni e coinvolgendo tutte le figure in un unico spazio.
Al centro, entro una mandorla iridata retta da angeli, c'è un grande Cristo giudice che domina un unico grande scenario, egli rappresenta il fulcro dell'intera scena, che genera l'inferno con la sinistra dell'aura e rivolge lo sguardo e la mano destra agli eletti.
Il personaggio inginocchiato ai piedi della croce è il committente Enrico Scrovegni. È rappresentato mentre consegna il modello della cappella alla Madonna.
La sua presenza accresce il realismo dell'opera.
Al centro dell'affresco, metafora dell'Universo, si erge Gesù, giudice divino, che siede su una nube iridata ed è circondata da una mandorla retta da angeli, stilizzazione della luce divina che emana dal suo essere, scomposta in tutti i colori dell'arcobaleno, simbolo della totalità delle cose da lui create.
RispondiEliminaSotto la nube che funge da trono del Cristo, appaiono animali fantastici non facilmente identificabili. In tali figure simboliche sono state inoltre identificate, per tradizione della Chiesa, gli attributi ai quattro evangelisti: l'angelo di Matteo, il leone di Marco, l'aquila di Giovanni e il bue di Luca.I codici gestuali del Cristo sono simbolo della sua accoglienza rivolta alle anime dei giusti e alla sua ripulsa di quelle dei malvagi, che vengono condannati. I dodici apostoli, sei da una parte e sei dall'altra, circondano il trono celeste. I cieli sono ricolmi di innumerevoli schiere angeliche, suddivisi per caratteristiche e riconoscibili dal colore, simbolo del loro status. Ai piedi del Cristo vi è la Sua croce, simbolo di redenzione e di sacrifico. Accanto alla croce appare il committente dell'opera, Enrico degli Scrovegni che offre un modello della cappella alla Vergine, icona della cappella vera e propria e simbolo di dedicazione dell'opera, per purificare il peccato d'usura della sua famiglia del quale era stato accusato da Dante, nella sua Commedia.Un raggio di luce ogni 25 marzo passa tra la mano di Enrico e quella della Madonna.È simbolo della donazione avvenuta in tale data.Dalla mandorla sgorgano quattro fiumi di fuoco che generano l'inferno, Stige, Acheronte, Flegetonte e Cocito, in cui sono precipitati i reprobi, tormentati crudelmente dai demoni, riconoscibili per il colore livido e l'aspetto caprino o scimmiesco.
-Ludovica Stillitano
Il Giudizio Universale di Giotto, è un'opera realizzata con colori molto vivaci dove abbiamo Cristo irridiato da una luce divina che siede su un trono di nuvole, retto da 12 angeli. vi sono diverse fifure simboliche come ad esempio: l'orso con vicino un pesce che rappresenta la Redensione dell'umanitá, un'aquila con la testa di un ragazzo che rappresenta l'Ascensione, un centauro che rappresenta la doppia natura umano-divina del Messia, un uomo con la testa da leone che rappresenta la Resurrezione. La croce viene sorretta da due angeli ma possiamo intravedere anche un uomo. Intorno a Cristo vi sono situati 12 apostoli e sotto la parte alta sono stati dipinti i nove cori angelici che sono stati suddivisi per colori e gruppi. Si trovano rivolti verso Cristo e sono armati con lance e scudi. In basso a sinistra dei morti fuoriescono dal terreno ed accanto vi é Enrico Scrovegni inginocchiato che offre il modellino della Cappella alla Vergine della Caritá. accanto alla Vergine vi sono San Giovanni apostolo e Santa Caterina d'Alessandria. In basso a destra viene rappresentato il male e quindi l'inferno. Sono presenti i diavoli che torturano le anime dei dannati, che vengono mostrate con realismo. Il significato di questo dipinto e quindi ciò che ci comunica è che, nonostante il possibile fallimento della vita umana, l'uomo non deve perdere la speranza della salvezza.
RispondiElimina-Silvia Giacoia
Nella Cappella degli Scrovegni a Padova, affrescata da Giotto fra il 1303 e il 1305, l’intera parete di fondo, ossia la controfacciata, è occupata da un grandioso Giudizio universale. Questo affresco conclude idealmente le Storie che si dispiegano sulle pareti. Nonostante il mantenimento di alcune convenzioni (come, per esempio, le diverse scale proporzionali), per la prima volta viene abolita la suddivisione della scena in fasce orizzontali sovrapposte: Giudizio, Paradiso e Inferno sono presentati in un insieme unitario e tutte le figure si muovono nel medesimo spazio. Il Giudizio non è più presentato ma rappresentato, è un vero e proprio “avvenimento”. Cristo Giudice campeggia al centro, circondato da una mandorla iridata, retta da serafini. Esponendo le piaghe della Passione, con l’esplicito gesto delle mani, divide i reprobi dagli eletti. Non siede su un trono ma su una sorta di nube in cui è possibile riconoscere alcune figure simboliche (un orso con vicino un pesce, un centauro, un’aquila con la testa di ragazzo, un uomo con la testa da leone). Queste quattro figure ibride rappresenterebbero la doppia natura umano-divina del Messia (il centauro), la redenzione dell’umanità (l’orso con il pesce), la Resurrezione (il leone), l’Ascensione (l’aquila). Sotto Gesù, vero spartiacque fra Paradiso e Inferno, è la croce in cui fu giustiziato, strumento di morte divenuto simbolo di redenzione, con ancora i chiodi infissi. La sorreggono due angeli, ma non solo loro: in basso intravediamo i piedi, le braccia e la testa di un omino che si accinge a trasportare un peso che certamente le sue deboli forze, da sole, mai potrebbero sostenere. Intorno a Cristo si raccolgono i dodici apostoli. In alto si organizzano, per file e in due gruppi simmetrici, le schiere angeliche, guidate dagli arcangeli Michele e Gabriele. In basso a sinistra, i morti, svegliati dalle trombe dell’Apocalisse, escono dai crepacci della terra. Lì accanto, la Vergine è accompagnata da san Giovanni e da santa Caterina d’Alessandria. Più in alto, il popolo di Dio cammina, ordinato e silenzioso, verso il Paradiso. Nel gruppo, la tradizione identifica un autoritratto dello stesso Giotto, riconoscibile per via della berretta gialla calata sulla testa. Dietro di lui, vestito di giallo e con una corona di alloro in testa, l’amico Dante Alighieri. Nell’Inferno, rappresentato in basso a destra, domina il caos. La mandorla di Cristo sprigiona quattro terribili lingue di fuoco, fiumi infernali in piena che trascinano i reietti negli anfratti sotterranei. Diavoli bestiali sottopongono i disperati a torture atroci, mostrate con tanto realismo, da muovere l’osservatore alla compassione. In basso, verso sinistra, riconosciamo Giuda, impiccato e sventrato, con le viscere colanti. Lucifero, una grossa bestia mostruosa, mastica un dannato che ancora gli penzola dalla bocca, e con le zampe già ne afferra altri due. Si chiude il sipario: il tempo (rappresentato da Sole e Luna) e la storia sono arrivati alla fine. Dietro già si scorge la distesa d’oro della Gerusalemme celeste: quello stesso oro che trionfava nei mosaici bizantini e che Giotto non aveva quindi dimenticato e meno che mai rinnegato. Semplicemente, nella sua arte, l’immagine trasfigurata della realtà ultima era stata come coperta dal consistente tappeto della vita reale, teatro (almeno fino all’arrivo del Giudizio) dell’azione divina sulla Terra.
RispondiEliminaFRANCESCA CANONACO